Poli e bi: opportunità e insidie di identità affini e comunità sovrapposte

Scritto da Vera Di Santo on . Postato in Comunità, Opinioni

In occasione di questo mese dedicato alla visibilità e alla consapevolezza degli orientamenti bisessuali, abbiamo finalmente preso coraggio per parlare delle connessioni tra poliamore e bisessualità.

Numerosi studiosi e attivisti occidentali riportano come il poliamore sia molto comune tra le persone bisessuali.
Stando all’Urban dictionary le persone poli e bi costituirebbero addirittura una vera e propria subcultura.
Ciononostante sappiamo che non tutte le persone bisessuali sono poli/non-monogame e non tutte le persone poli/non-monogame sono bisessuali, e questo deve essere il punto di partenza necessario ed imprescindibile per una onesta riflessione sulle connessioni tra orientamenti bisessuali e orientamenti poliamorosi intesi nel loro senso piú ampio.
Categorie identitarie ed esperienze sociali e umane parzialmente sovrapposte, ma non coincidenti.

In questa sede vogliamo cercare di offrire una panoramica dei principali filoni speculativi che indagano le possibili affinità elettive tra poliamore e bisessualità andando oltre le comunque imprescindibili auto-narrazioni dex protagonistx, e cercando di rimanere a dovuta distanza dalle generalizzazioni. Propenderemo piuttosto per una diretta azione di contrasto dei più classici stereotipi e bias cognitivi diffusi nella società generalista, nella comunità poli e in quella bi+, con qualche studio sociologico alla mano.

Se siete ancora nuovi alla comunità poliamorosa e all’attivismo bisessuale, speriamo vogliate scusare il linguaggio tecnico e spesso poco accessibile. Questo è veramente il meglio che potevamo fare, data la complessità dell’argomento.

Comunità poli e bi

Secondo numerosi studi, il fattore decisivo nel difficile percorso di accettazione della propria identità da parte di individui che si identificano come bisessuali è il poter disporre di un adeguato sistema di supporto che sia in grado di aiutarli a gestire il fardello dello stigma e dell’invisibilità.
Si dà il fatto che, per la gran parte delle persone bisessuali, il veder riconosciute validate e comprese le proprie scelte relazionali sia un evento assai raro, e che la questione della visibilità sia pertanto centrale nelle loro vite private e nell’attivismo bisessuale.
Tutto questo risulta molto familiare alle persone poliamorose, dal momento che si ritrovano continuamente invisibilizzate dalla retorica del mito dell’unico vero amore secondo il quale dobbiamo scegliere solo un genere e solo un partner.
Come scrive molto bene Peppermint in questo saggio, bisessuali e poliamorosi che decidono di sfidare quest’amatonormatività coppiocentrica, si trovano a dover fare i conti con lo stigma della zoccola, quello dell’ipersessualità, della promiscuità, dell’infedeltà, dell’incapacità di stringere relazioni solide a favore di rapporti superficiali, possibilmente costellati di triangoli sessuali non protetti così da spargere in giro il piú possibile hiv e infezioni di ogni tipo.
Si capisce allora come nella maggior parte dei casi le persone poli e bi sfruttino il passing per evitare questo pesante fardello.

Ma anche lx valorosx che decidono di dichiararsi, si trovano a dover fare i conti con un’altra pesante conseguenza degli amori Disney, come li chiama qui Brigitte Vasallo: l’invisibilità forzata. Sí, perché la cultura profondamente binaria in cui siamo immersi fa sì che la gente tenda a “dimenticarsi” del coming out bisessuale e/o poliamoroso nel caso di persone single o impegnate in relazioni monogame, mettendo in atto quella costante bicancellazione che Page Turner descrive in questo brillante post come l’inevitabile sottoprodotto di una monogamia tossica.

È per questo che la possibilità di intrattenere relazioni multiple con più di un genere diventa particolarmente funzionale in termini di visibilità riconoscimento e accettazione per le persone bisessuali, e rende le comunità poliamorose delle vere isole felici nel loro non-conformismo relazionale e sessuale. Ancora di più in paesi come l’Italia, la Spagna e il Portogallo dove una vera comunità bisessuale ancora fatica a crearsi.
L’analogia fra l’esperienza dell’oppressione da monogamia obbligatoria e quella da monosessualità obbligatoria renderebbe quindi strategica un’alleanza tra la comunità bisessuale e poliamorosa, unite nell’obiettivo di scardinare binarismo, etero- e mono-normatività, e slut-shaming.

 

Coming out poli-bi

Dichiararsi poli-bi rappresenta una grande sfida nella nostra società. “Entrambe le identità sono mantelli pesanti da indossare”, per usare le parole di Nathan Rambukkana ,”la loro natura liminale, la loro posizione intermedia tra condizioni spesso concepite come mutualmente esclusive (essere etero o gay, single o impegnati, ecc…) li rende ponti scomodi tra discorsi sovversivi“. Con le parole un po’ più prosaiche di Ginny Brown “le persone hanno il doppio delle ragioni per presumere che io sia sessualmente insaziabile o incapace di impegnarmi in una relazione”.

La maggior parte delle persone poli e/o bi sa bene che l’atto performativo di “uscire fuori dall’armadio” non costituisce un singolo evento, ma un gesto che ci si trova a ripetere e reiterare di continuo. Ma questo ha il lato positivo di lasciar loro la libertà di fare un coming out tattico in contesti e con persone diverse e di rimanere invisibili rispetto a una o entrambe le identità, magari testando prima le acque con il coming out percepito come meno problematico e diluendo così nel tempo il peso del doppio stigma, come ci spiega Beatrice Gusmano in questo importante saggio.


La normatività subdola nelle comunità poli-bi

Sarebbe quasi una bella vita se non fosse che anche le comunità poli e bi, per quanto popolate da persone alternative, dotate del potenziale rivoluzionario dell’outsider, sono contesti ancora per tanti aspetti normativi, o comunque molto spesso popolati da soggetti che tendono a portarsi dietro un bagaglio patriarcale binario ed eteronormato in larga parte irriflesso, che finisce così per opprimere chi credeva di aver raggiunto la terra promessa dell’accettazione e del riconoscimento.
La bicancellazione entra in azione in modi più subdoli, così come la polinormatività, e lo fa a vari livelli.


1. Il neoliberalismo in ambito poliamoroso si scontra con il bisogno di forti reti bisessuali

Gli spazi poli sono solitamente frequentati da un ampio numero di uomini tendenzialmente etero, bianchi, agiati, con una visione neoliberale e depoliticizzata dei rapporti, e che non perdono occasione per decantare il libero arbitrio ed esaltare le scelte individuali in faccia a qualsiasi vincolo come la più valida azione di contrasto alla mono-normatività. Una posizione in netta contrapposizione con quella dei sottogruppi bisessuali,  soprattutto se non-uomini non-bianchi non-agiati non-abili, che generalmente hanno un gran bisogno di stabilità e supporto per il disagio economico e le sofferenze psicologiche che si trovano molto spesso ad affrontare per via delle doppie, triple, quadruple discriminazioni che sono costantemente costretti a subire nella vita quotidiana.
Come ci ricorda Margaret Robinson in questo saggio, entrare nella comunità poliamorosa rappresenta talvolta un rischio di isolamento per chi proviene dall’esperienza delle reti affettive di auto-mutuo-aiuto tipiche delle comunità bisessuali.


2. La visione dell’identità poli-bi come più naturale e autentica opprime le minoranze mono

“Nelle nostre bolle poliamorose”, dice Ginny Brown nel già citato articolo, “nessuno mette in discussione che il nostro orientamento bisessuale non sia reale o che si debba necessariamente scegliere, e questo è fantastico. Praticamente nessuno ti guarda confuso cercando di capire se sei omo o eterosessuale e nessuno si chiederà se stiamo fingendo o se è solo una fase”.

Per via dell’alto numero di donne poli-bi effettivamente presenti nelle due comunità, la bisessualità finisce spesso per essere la norma in ambiente poli, come il poliamore la norma negli spazi bisessuali, ci ricorda la Robinson nel sopracitato saggio.
L’aspettativa che tutte le donne siano effettivamente poli-bi, si traduce spesso nella convinzione che si tratti del modo più naturale per esprimere la propria sessualità…magari anche la maniera più emancipata, evoluta di esprimere ed esplorare la propria dimensione sessuo-affettiva.

Questo per le donne monosessuali che si avvicinano alle comunità poliamorose ha come effetto il sentirsi quasi fuori luogo, inadeguate, e in parte alienate nella loro stessa comunità, rileva la Robinson nelle sue interviste. Analogamente, le donne monogame che si uniscono alle comunità bisessuali si sentono una specie di fallimento e sospettano che anche gli altri le vedano in questo modo, oltre sentire la monogamia come un limite ad un’esperienza più significativa della loro identità del loro sviluppo o della loro espressione.

È facile quindi comprendere come, in questa seconda casistica, il coming out poliamoroso finisca  per rappresentare in molti casi una mossa strategica. Ci sono donne, riporta Gusmano, che si identificano come poliamorose semplicemente per mostrarsi emancipate, o per segnalare il rifiuto per la possessività, o per dare valore alle connessioni con più di un genere o una persona o semplicemente come buffer contro la bicancellazione.


3. La bisessualità femminile viene svalutata, assimilata all’etero-flessibilità e strumentalizzata

Nei contesti poliamorosi tendenzialmente etero, la bisessualità finisce in molte circostanze per essere annacquata e presa per bi-flessibilità o bi-curiosità. In altre parole, si finisce spesso per presumere che le donne siano coinvolte a livello sessuale ma non romantico con le altre donne.
Effettivamente ci può essere una linea sottile tra “sono intima con una donna perché condividiamo un partner e mi sta bene” e “sono intima con una donna perché sono sessualmente e romanticamente interessata alle donne”, come evidenzia Ginny Brown. E così la bisessualità femminile finisce per essere fatta (spesso inconsciamente) rientrare nel più ampio spettro dell’etero-flessibilità: le donne interessate ad altre donne lo sono solo in modo occasionale o solo nel contesto di rapporti o relazioni di gruppo.

Nella scena poli, ci ricorda sempre Ginny Brown, la bisessualità femminile è inoltre spesso percepita come a servizio del piacere, dello sguardo maschile che, ispirato sicuramente dal porno commerciale, sfrutta la bisessualità femminile per proprie fantasie sessuali, togliendo valore al coming out bisessuale e leggendo sempre le dinamiche interpersonali fra donne come un semplice gioco per il piacere maschile.


4. Le relazioni omosessuali vengono relegate in secondo piano

Come conseguenza del punto precedente, le relazioni omosessuali si vedono tolte peso, spazio, tempo, valore.
“Sono una donna bisessuale” non si traduce nella mente degli uomini come “voglio avere relazioni serie e indipendenti con donne (e/o persone non-binarie o agender), e se una donna poli entra in una stanza con un uomo e una donna che frequenta, la maggior parte delle persone sarà portata a pensare che ha comunque una relazione primaria con l’uomo, rileva la Brown.

Tutto questo nient’altro è che poli-normatività all’opera. Non del tipo che distingue cosa è etico e cosa no, impone la trasparenza radicale e stabilisce strutture relazionali accettabili, ma quella che agisce tramite bias cognitivi nel subconscio che ci portano a vedere le relazioni eterosessuali come più vere o significative di quelle queer. Ed è importante prendere coscienza di questi meccanismi così come del peso delle aspettative di genere nelle nostre relazioni intime e sessuali, ci ricorda la Gusmano.


5. La bisessualità maschile continua a subire cancellazione

Alla bisessualità maschile spetta poi il trattamento peggiore, dato che finisce per essere invisibilizzata anche in ambienti poliamorosi per via di una persistente omo e bifobia che scappa ai radar di moltx gate-keepers delle comunità poliamorose.
Se in questi ambienti si presume di default che le donne siano bisessuali, il bias rispetto a uomini poli che frequentano donne è che siano interessati soltanto a quest’ ultime, e che l’uomo bisessuale con partner femminili e maschili sia in realtà omosessuale ma non voglia ammetterlo per non rischiare attacchi omofobi.

Le comunità poliamorose finiscono quindi per non essere affatto un buon contesto in cui gli uomini possono trovare supporto nel loro difficilissimo processo di accettazione bisessuale, ma anzi finiscono per alimentarne la repressione in modo subdolo, assecondandoli nelle sempre tanto popolari politiche del pene unico con tanto di “harem” di donne sottomesse e spesso succubi di ricatti di ogni tipo.  Su questo aspetto merita sicuramente approfondire la ricerca della Dott.ssa Maria Pallotta Chiarolli sugli uomini bisessuali australiani in relazioni miste con donne, in particolare le considerazioni sul valore differenziale del coming out bisessuale nelle dinamiche di relazione multipla.

Dopo questa lunga e articolata riflessione, non possiamo che concludere con un monito per tuttx : anche in ambienti meravigliosamente progressisti e queer-friendly come le comunità poli, la normatività dilaga e ci sono ancora grossi problemi nell’individuare e rimuovere i semi dell’omofobia e della bifobia che la società ha piantato dentro di noi.

La bisessualità continuerà ad essere una questione politica in ambienti poliamorosi ancora per un po’…almeno fintantoché non ci sarà uno sforzo di presa di consapevolezza davvero collettivo all’interno di questa, in ogni caso, preziosa alleanza.

 

The Bvisible Project

 

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